CLIMA E ARCHITETTURA: architettura spontanea-bioclimatica (parte settima)

 

8. ARCHITETTURA ARABA – CLIMA CALDO SECCO

Parlare di architettura islamica significa indicare qualcosa di più di un semplice modello culturale, ma un insieme di tipologie architettoniche in grado di rispondere attraverso strumenti semplici a un clima particolarmente secco come quello che si può trovare lungo tutta la costa settentrionale del continente africano, in medio oriente, nella penisola arabica e nell’altopiano anatolico.

In tutte queste regioni, pur con qualche variazione, il clima è infatti caratterizzato da notevole aridità, una elevata escursione termica giornaliera, una temperatura media elevata, una elevata insolazione e infine da venti variabili e che possono essere carichi di sabbia e polvere. L’adattamento alle condizioni climatiche si è senza dubbio realizzato attraverso un lungo processo in cui gli elementi culturali e religiosi si sono fusi con le conoscenze tecniche maturate attraverso l’esperienza empirica. Se la si analizza a posteriori si possono mettere in luce diversi e distinti livelli di adattamento legati ai seguenti aspetti:

  • la forma degli edifici
  • la tipologia delle murature
  • l’organizzazione distributiva interna
  • le aperture
  • i sistemi di ventilazione e umidificazione

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La struttura tipica dell’abitazione è quella della casa in muratura di tipo mediterraneo, precedentemente descritta, con la caratteristica presenza di patio interni. Si tratta di spazi vuoti su cui si affacciano le diverse stanze dell’edificio. Rappresentano il fulcro distributivo dell’edificio. Di forma quadrata o rettangolare, possono essere più o meno complessi, racchiusi da semplici pareti o da porticati su uno o più lati, su uno o più piani. Il patio ha una precisa funzione termico-convettiva in grado di mitigare le sollecitazioni ambientali.

 

Il funzionamento della corte può essere descritto considerando tre fasi distinte (Talib 1984).

La prima fase corrisponde alle ore notturne in cui l’aria fresca scende nel contenitore costituito dalla corte e penetra anche nelle diverse stanze che vi si affacciano. Contribuisce al raffreddamento anche l’azione delle diverse superfici (tetto piano, parete della corte, …) esposte verso la volta celeste le quali si raffreddano per radiazione. Le murature, i pavimenti e gli arredi sono raffreddati durante la notte e permangono a temperature relativamente basse fino al tardo pomeriggio.

Nella seconda fase durante le ore centrali del giorno il sole colpisce direttamente le diverse superfici che delimitano la corte. L’aria si scalda e tende a salire generando correnti ascendenti che ventilano i diversi ambienti che si affacciano sulla corte. In altre parole la corte funziona come un camino. In ogni caso gli spessi muri e solai esposti alla radiazione solare ritardano il flusso di calore verso gli ambienti interni di molte ore (fino a 12).

Nella terza fase corrispondente al tardo pomeriggio si hanno le temperature più alte dell’aria, anche il pavimento della corte e l’interno della casa si riscalda ancora generando notevoli correnti convettive che dall’interno dell’edificio vanno verso l’esterno attraverso le aperture sulle pareti esterne. La maggior parte dell’aria fresca intrappolata nelle stanze fluisce all’esterno prima del tramonto. Mentre le altre abitazioni proiettano lunghe ombre limitando la radiazione, la temperatura dell’aria tramontato il sole tende a scendere rapidamente. La corte e i tetti rapidamente si raffreddano scambiando calore per radiazione con la volta celeste e nuova aria fresca inizia a scendere nella corte completando il ciclo.

Un ulteriore elemento in grado di migliorare le prestazioni del patio è la presenza di una tenda stesa a livello dei tetti sulla corte. Durante il giorno contribuisce a mantenere fresca l’aria per un periodo più lungo schermando le superfici del patio. La stessa tenda viene bagnata e il raffreddamento evaporativi contribuisce ulteriormente al controllo del microclima. Sempre al fine di sfruttare il raffreddamento evaporativo nel patio sono posizionate fontane o vasche d’acqua. Questi spazi sono poi spesso piastrellati in ceramica, almeno fino ad una certa altezza in modo che le reiterate bagnature non deteriorino le murature.

Il sistema dei patii era in uso fin dal passato in molte casbah per esempio nei palazzi signorili della Casbah di Algeri (le case della vecchia Algeri però, non hanno fontane all’interno poiché l’umidità dell’aria è troppo elevata e l’evaporazione sarebbe molto limitata).

Un ulteriore elemento distintivo dell’architettura araba è la limitatissima presenza di aperture sui fronti degli edifici rivolti verso l’esterno. Quando si affacciano sullo spazio pubblico sono schermati da graticci che hanno sia la funzione coranica di nascondere le donne alla vista dell’estraneo, sia quella energetica di filtrare la radiazione solare sulle pareti, evitandone il surriscaldamento, consentendo inoltre la ventilazione.

Questi graticci esterni, realizzati con mezzi modestissimi, hanno determinato un mezzo di espressione tra i più variati nella storia del costruire. La loro bassissima massa e il materiale (sono fatti di listelli di legno) non accumula calore, e le zone d’ombra che determinano creano un flusso di aria convettivo dalla base alla sommità dell’edificio aumentandone la ventilazione.

 

Prof. Fabio Peron
Professore associato settore scientifico-disciplinare Ing-Ind 11 Fisica tecnica ambientale
Dipartimento di Progettazione e pianificazione in ambienti complessi
Università IUAV di Venezia

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